Dopo aver raccolto anni di successo in Germania, arrivano anche sul mercato italiano i primi ETF di ETF.
Un modo semplice per investire in una strategia e diversificare il portafoglio a costi contenuti.
Nei momenti di elevata volatilità dei mercati, gli investitori possono trovarsi in difficoltà nelle scelte di composizione del loro portafogli, soprattutto dopo un rallentamento globale come quello cui abbiamo assistito nel mese di agosto. La domanda che molti potrebbero porsi è
se esistano settori o tipologie di titoli che assicurano una buona remunerazione senza incorrere in rischi eccessivi. Nei momenti di forti ribassi, infatti, si presentano per lo più due scelte: disinvestire e realizzare perdite di capitale oppure proseguire nell’investimento ed esporsi alla volatilità, dalla quale si vorrebbe invece correre in qualche modo ai ripari, nella speranza che i mercati si riprendano. Chi non si sente in grado di affrontare queste scelte può affidarsi a un operatore specializzato per la gestione dei propri investimenti.
Per andare incontro a questo tipo di esigenze, Deutsche Asset & Wealth Management propone due strumenti: l’ETF Portfolio Total Return e l’ETF Portfolio Income, lanciati sul mercato tedesco XETRA rispettivamente nel 2010 e nel 2011, che a partire dal 9 settembre sono quotati anche su Borsa Italiana. La loro particolarità è che sono ETF di ETF: in sostanza si tratta di ETF costruiti non per replicare un indice, bensì per investire in altri fondi passivi (ossia in altri ETF) db x-trackers, secondo proporzioni stabilite dalla società di gestione.
Le regole di selezione e composizione del portafogli sono state fissate per garantire performance di livello con un adeguato grado di diversificazione.
Fondamentale è, dal punto di vista dell’investitore, anche l’indipendenza della gestione del fondo; per questo, è stato designato come agente per l’allocazione Index Capital GmbH, con sede a Monaco di Baviera.
Due portafogli, due obiettivi
L’ETF Portfolio Total Return persegue la crescita del patrimonio: di conseguenza, la componente azionaria ha un peso rilevante (52,03 per cento sul totale delle allocazioni al 7 settembre 2015) e può aumentare fino a raggiungere al massimo il 70 per cento del portafoglio. La restante parte è invece investita in ETF obbligazionari, in cui può essere allocato fino al 70 per cento del totale del fondo, rispettando un minimo del 30 per cento.
L’altra opzione è l’ETF Portfolio Income, dedicato agli investitori con una minore propensione al rischio. La strategia di allocazione è più conservativa, dato che l’ETF deve destinare obbligatoriamente una percentuale maggiore a fondi obbligazionari (minimo 60 e massimo 85 per cento). La componente azionaria non deve superare il 30 per cento e vi è la possibilità di investire in ETF su materie prime fino a un massimo del 10 per cento.
Inoltre è prevista la distribuzione di dividendi, il che consente agli investitori di percepire flussi periodici.
Entrambe le politiche di investimento hanno un’ottica di medio-lungo termine e vanno a ricercare quei settori e quelle asset classes sottovalutate dal mercato. Uno degli obiettivi del gestore è quello di evitare le classi di investimento sopravvalutate: in questo modo è possibile anche scongiurare gli eventuali gravi danni derivanti dallo scoppio di bolle speculative.
L’attenzione è rivolta quindi a quelle classi che quotano al di sotto dei loro valori fondamentali. Questi strumenti possono essere definiti come anticiclici e, anche per questo motivo, sono soggetti a revisioni frequenti: obbligatoria è quella trimestrale, ma vi è la possibilità di effettuare quattro revisioni aggiuntive per ogni anno.
Inoltre questo tipo di strategia è perseguita a livello globale, ma prevede che una buona percentuale dei fondi sia investita in attività con valuta Euro (il 50 per cento per il Total Return e il 60 per cento per l’Income). Pertanto bisogna sempre monitorare l’allocazione valutaria scelta dal gestore per tenere in dovuto conto il rischio di cambio al quale si può essere eventualmente esposti.
Storia
Nonostante i due strumenti siano freschissimi di lancio sul segmento ETF Plus di Borsa Italiana, la loro storia sulla piazza di Francoforte può dare un’indicazione sulle performance ottenute finora. A partire dal suo lancio, il 4 febbraio 2011, l’ETF Portfolio Income ha fatto registrare un rendimento del 21,26 per cento; la versione Total Return raggiunge il 92,90 per cento dalla data di lancio (nel novembre 2008) e il 38,11 per cento negli ultimi 5 anni (dati Deutsche Bank al 31 agosto 2015). Insomma, ce n’è per tutti i gusti, ed è la prima volta che sul mercato italiano si affaccia un prodotto di questo tipo, che si pone come alternativa ai classici ETF Multi Asset.
Questi due ETF di ETF consentono di accedere a una strategia di investimento sviluppata da operatori professionali al solo costo di una commissione annua onnicomprensiva (TER) dello 0,72 per cento per il Portfolio Total Return ETF e dello 0,65 per cento per il Portfolio Income ETF.
Stefano Rampinelli