Interessante analisi sull’oro da parte di Carlo Alberto De Casa, senior analist di ActivTrades e autore del libro “I segreti per investire con l’oro” edito da Hoepli
Alla fine degli Anni Novanta, mentre il mondo era alle prese con il Millenium Bug, un oncia d’oro (pari a poco più di 31 grammi) veniva scambiata appena sopra quota 200 dollari l’oncia. Appena una dozzina di anni piu’ tardi, nell’estate 2011, le quotazioni del metallo giallo toccavano il loro record storico, non lontano da quota 2000 dollari, al termine di un rally durato un decennio, che aveva portato l’oro a

decuplicare il loro valore. Poi, in modo quasi improvviso, gli occhi degli investitori si spostarono su altri asset e le quotazioni del prezioso invertirono la rotta, incominciando a scendere, arrivando negli ultimi mesi a disegnare un triplo minimo in area 1.180 dollari l’oncia.
Su questi valori si e’ creata una solida base (tecnicamente un supporto, cioe’ un’area che si oppone alla discesa delle quotazioni), che non ha perὸ retto al “superdollaro” delle ultime settimane, con le quotazioni che hanno aggiornato i nuovi minimi dal 2010, arrivando a quota 1.131 dollari l’oncia dopo la vittoria repubblicana nelle elezioni mid term ed in seguito l’ultimo intervento d Draghi, che ha aperto le porte a nuovi interventi di stimolo della BCE.
Tutto finito per l’oro dunque? Niente affatto, sui mercati rimangono in parecchi a credere che il trend ribassista, ancora in atto, sia ormai agli sgoccioli.

E le ragioni per ipotizzare una ripresa dell’oro, forse già nella seconda parte del 2015 non mancano di certo. In primis la domanda asiatica, che permane molto elevata (con Cina ed India a far la parte del leone), i costi di produzione sempre maggiori (ormai sopra quota 1.000 dollari l’oncia) ed, in ultimo, il referendum del 30 Novembre prossimo in Svizzera, che potrebbe costringere la Banca Centrale elvetica ad innalzare le proprie riserve di metallo giallo dall’8% attuale fino al 20%, comportando così l’acquisto di circa 1.600 tonnellate di prezioso nell’arco di cinque anni (circa una tonnellata al giorno per un quinquennio), oltre al divieto di vendita futura di oro ed al rimpatrio di quello attualmente all’estero (nei caveu delle banche di Londra e Toronto).
Comunque vada il referendum della Confederazione di fine mese una certezza c’è già: anche questa volta l’oro manterrà un ruolo centrale sui mercati e nei portafogli finanziari degli investitori.